Francesco Tuccio nasce a Lampedusa nel 1966 dove vive e lavora. Inizia a lavorare come artigiano in falegnameria nel 1995 col desiderio di raccontare, attraverso il legno, ma ispirato dalle suggestioni della sua terra, dominata dal mare, dal vento e dal sole, il senso di essere isolano. Il 2009 è l’anno della svolta, l’anno “zero” del falegname di Lampedusa che con la sensibilità che solo gli artisti hanno crea la prima delle croci che lo renderanno famoso in tutto il mondo.E’ il 9 Aprile, e Tuccio non ha aperto la sua bottega. Sin dalle prime ore del mattino ha recuperato, insieme ad altri suoi compaesani, i cadaveri di un barcone di immigrati provenienti dalla Somalia. A fine giornata, si conteranno oltre 100 cadaveri. Quando torna a casa ed accende la televisione, nota che nessun programma televisivo ne parla. Stesso discorso per i quotidiani il giorno successivo. È vero che in quei giorni tutta l’attenzione dei media è per il terremoto che sta devastando l’Abruzzo, ma anche solo una short news poteva essere dedicata a quella tragedia. Tuccio, allora, inizia a pensare a come possa attirare l’attenzione di politici e media su quanto sta succedendo a Lampedusa.
E qui accade l’evento, che si potrebbe definire pilotato da qualcosa o da qualcuno. Mentre fa una passeggiata su una spiaggia, nota due travi colorate, posizionate in un modo strano. Si avvicina e capisce che si tratta di pezzi di qualche barcone di migranti naufragata chissà dove, ma quello che lo incuriosisce è la loro posizione, che ricorda una croce. Li raccoglie e li porta in bottega. Sega, pialla e inchioda e quel legno fradicio e pieno di chiodi diventa una bellissima croce, simbolo della rinascita attraverso la sofferenza.