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Appunti

Jiří Kolář

JIŘÍ KOLÁŘ SI PRESENTA DA SÈ


“Sono nato in guerra.
Oggi (1969) ho 55 anni, ho scritto dieci libri e da oltre dieci anni faccio collage.
A 35 anni mi sono sposato.
Nel 1953 sono stato imprigionato, ma rilasciato presto. È stata per me un’esperienza decisiva. Ho capelli grigi, occhi grigi. Ho il respiro pesante e un’andatura pesante. Ma sono allegro e rido volentieri.
Ho cambiato spesso mestiere. Ognuno di questi mestieri mi ha lasciato qualcosa. Naturalmente amo i libri e tutto ciò che ha a che fare con l’arte moderna.

Del resto l’arte moderna ha influito parecchio su di me. Il mio interesse in proposito risale a quando andavo a scuola.
Mi attirano le grandi città. La vita e soprattutto le persone mi affascinano. Frequento regolarmente i caffè e ho continui contatti con i miei amici.
Ho molti amici. Le amicizie non mi hanno mai deluso. C’è da sperare che tutto continui cosí fino alla fine dei miei giorni. Ciò che mi inquieta di più è il mio lavoro. Ho ancora tanti progetti che non so se basterò a tutto.”

Jiri Kolar e Sabina Melesi
Sabina Melesi con Jiri Kolar nel suo studio di Parigi (marzo 1990)
Jiri Kolar con Sabina Melesi ai Musei Civici di Villa Manzoni a Lecco (febbraio 1993)
Sabina Melesi con Jiri Kolar, il padre Mario, il marito Marco Castelletti e Roman Kames a Praga (1993)

Nel 2002, quando Jiří Kolář è mancato lo conoscevo da quindici anni, era un amico col quale ho sempre parlato solo per mezzo del caro Roman Kames, che ci faceva da interprete, per questo suo “vezzo” di non parlare francese, nonostante vivesse in Francia da un ventennio. Le visite al suo studio di Parigi erano tutte le volte una forte emozione: ci accoglieva con semplicità, lui, già anziano ci prendeva le sedie per farci accomodare e ci serviva da bere vino rosso e whisky d’annata, poi si guardavano le opere, le ultime pubblicazioni e si chiacchierava di arte o altro. Si usciva dalla porta e già si desiderava tornare.

Lo ricordo come un genio col sorriso, le sue opere sono sempre positive, sempre ironiche, come lo era lui. Durante gli ultimi mesi che abitava a Parigi Jiří Kolář trascorse un periodo in ospedale, andai a trovarlo con mio padre e ci accolse con un sorriso che non dimenticherò mai e così a Praga; quando ci vedeva capivi che c’erano affetto e fiducia. Tanta fiducia al punto da delegare alla mia galleria l’archiviazione delle sue opere: aveva capito l’amore che avevamo per il suo lavoro.

 

Sabina Melesi