Penso che l’arte sia l’unico mezzo che l’uomo ha a disposizione per esprimere sentimenti, idee e fatti altrimenti inesplicabili con altri mezzi.
Credo che l’artista possa e debba rappresentare il momento storico che sta vivendo utilizzando ciò che la natura, la tecnologia e la vita gli mettono a disposizione.
Su questi due semplici concetti e sulla convivenza tra arte e scienza si poggia la mia fede creativa. Ho sempre subito il fascino e la possibilità infinita di spazio che offrono questi due elementi: Arte: regno della fantasia e della poetica umana; Scienza: luogo di sfida tra l’intelligenza ed i segreti della natura.
Questo sodalizio tra arte e scienza ha stimolato la mia ricerca e tutto il mio lavoro ne è saturo. Non mi preoccupano tanto gli effetti estetici delle opere quanto i valori in esse contenuti ed è per questo che l’evoluzione cronologica del mio operare può apparire visivamente contraddittoria, ma quello che mi preme è la sua coerenza linguistica e concettuale.
Ritengo di grande interesse tutto quanto concerne la natura, la terra e l’universo, mi meravigliano le loro evoluzioni spontanee quanto mi sconcertano le possibilità della scienza di interferire, bloccare o mutare quei processi stabiliti dalla vita.
Voglio che il mio lavoro rifletta questa inquietudine, che documenti il mio desiderio etico ed ecologico, nonché la necessità di progresso, civiltà e cultura. Per questi motivi ho pensato ad un’arte selvaggia e di laboratorio, tecnologica e vivificante allo stesso tempo, un’arte che coinvolga il mio corpo, la mia stessa esistenza, a sculture/casa da vivere e abitare, affinché la simbiosi mutazionale possa avvenire minuto per minuto, attimo per attimo.
Omar Ronda (1991)