Velo d’amore

Velo d’amore
L’opera sacra in Jiří Kolář
Durata: Da sabato 19 novembre a sabato 24 dicembre 2005
Jiří Kolář (Protìvin 1914 – Praga 2002) poeta e artista visuale, ha saputo fare del collage un mezzo espressivo duttile, capace di esprimere le più diverse idee formali, dalla tavola bidimensionale alla scultura, dalla fotografia all’objet trouvé.
La mostra organizzata da Sabina Melesi, direttore della Galleria Melesi e responsabile dell’Archivio Jiří Kolář, a cura di Maria Laura Gelmini, accoglie più di 30 opere di Jiří Kolář a tema sacro. Per l’occasione è dato alle stampe un catalogo di 48 pagine con 30 immagini a colori.
Kolář ha ritagliato e ricomposto innumerevoli immagini nella sua opera, fotografie di persone, di capolavori d’arte antica e moderna, foto pubblicitarie o d’architettura, e inoltre testi a stampa dalle diverse grafie, compresi gli spartiti musicali. Nell’approfondire le possibilità linguistiche del collage (la prima esposizione, al Mozarteum di Praga, è del 1937) Kolář ha sperimentato anche la terza dimensione, sia inglobando oggetti nell’opera, sia creando teatrini a rilievo. Più spesso, nella ricomposizione delle immagini accuratamente ritagliate, l’artista segue le varie tecniche bidimensionali – confrontage, rapportage, rollage, cuborollage etc. – da lui stesso definite nel Dictionnaire des Methodes del 1991. Se talora, come in Velo d’amore, opera simbolo della mostra, il capolavoro prescelto è protagonista assoluto della tavola, in altre opere invece vediamo il dipinto prendere risalto grazie alla sovrapposizione al centro dei suoi noti sfondi a minuti ritagli giustapposti di carta stampata che dona all’insieme l’effetto di un delicato ricamo. Così in virtù dell’accostamento a questi grafismi e a dispetto del taglio subito, l’opera d’arte antica prende un risalto del tutto nuovo.
«Benché non si trovino nei suoi scritti parole che descrivano un esplicito sentimento del sacro, non possiamo fare a meno di riconoscerlo a partire dall’opera. È una forma d’attenzione che emerge da più elementi. Dal senso di profonda dedizione al lavoro, anzitutto. I suoi collages trasmettono un senso ‘religioso’ del lavoro, rivelano una caparbietà che è di per sé un atto d’amore per la vita, a dispetto di ogni avversità (Kolář ne ha passate diverse). E poiché si tratta dell’opera d’arte di un poeta, ecco che il titolo, quando c’è, ha un ruolo come parte integrante del lavoro. Così affrontando i capolavori del sacro, Kolář mostra, anche attraverso i titoli, una sensibilità molto profonda del tema preso in esame, un rispetto che va oltre ogni formalismo, per penetrare le pieghe più nascoste dell’elemento trascendente» (dal testo di Maria Laura Gelmini in catalogo).
OPERE IN MOSTRA



























