Nel mio concetto, il sempre finito dell’opera data dal 1965: una volta posto il segno 1 sul primo Détail, c’è già, là, il tutto.
Perchè un Détail è logicamente finito? Per la buona ragione che comincia col numero da cui viene e termina col numero a cui va. E’ il finito della diagonale. Tutto il suo spazio è una logica sola. Il Détail, in questo senso, è incorreggibile; non si può togliere niente, spostare niente, migliorare niente nella sua struttura. Esso manifesta così gli aspetti di un corpo organico: la miglioria sarebbe una manipolazione; la sottrazione, una mutilazione. Persino l’errore, constatato o no, è in lui una qualità, la prova del vero.
Un Détail è costantemente finito. Il Détail in corso sul mio cavalletto è sempre abbastanza ente per essere finito, nello stato del c’è costantemente. E’ la verticalità dell’essere in divenire, la scansione dell’emozione dell’essere, segno della sua permanenza di fronte all’Altro, al mondo, al quadro. Che io sia o no davanti al mio cavalletto, il quadro è in stato di sempre finito, Roman Opalka è qui, ma OPALKA 1965/1-infinito, l’opera, è sempre là. lo vivo dell’emozione di questo sempre finito dell’opera.
Per afferrare il tempo, bisogna prendere la morte come dimensione reale della vita. L’esistenza dell’essere non è pienezza, ma un ente cui manca qualcosa. L’essere è definito dalla morte che gli manca.
II mio concetto è semplice e complesso come la vita, evolve da una nascita verso una morte. Arte estrema, che mi permette di vivere un’avventura straordinaria. Essa è l’emozione estrema dell’essere.
All’evidenza della vita definita dalla morte, l’evidenza della morte, utensile (organo) dell’opera. Nel mio eureka, la morte è l’utensile del concetto, la definizione oggettiva del finito. La mia morte è la prova logica ed emozionale del compimento dell’opera. Il mio ultimo Détail, è la mia morte che lo finisce, che lo definisce, che lo termina, che lo determina.