Alchimie
JULIO LE PARC
Alchimie
Inaugurazione: mercoledì 4 dicembre dalle ore 18.30 alla presenza dell’artista
Durata: 4 dicembre 1991 al 19 gennaio 1992

Per taluni artisti l’indagine sistematica relativa agli intimi rapporti che intercorrono tra gli elementi di una composizione, il loro relazionarsi nello spazio virtuale dell’opera, i meccanismi percettivi che questi sono in grado di attivare nell’osservatore, le sollecitazioni operate da scelte cromatiche rigorose, costituiscono i termini di una continua sperimentazione, il cui territorio di esplorazione si rivela, nonostante il passare degli anni, ricco di rinnovate sorprese.
Tra questi artisti è, senza dubbio, l’argentino Julio Le Parc, le cui Alchimie qui proposte, costituiscono l’ultima tappa di un percorso iniziato, e coerentemente argomentato, trent’anni or sono in seno al GRAV (Groupe de Recherches d’Art Visuel) a Parigi.
Nel tentativo di razionalizzare il processo creativo, Le Parc esplicita tutte quelle componenti che esso sottende, rifiutando di utilizzare codici linguistici di tipo mimetico – ovvero di tipo riproduttivo – e utilizzando invece elementi geometrici primari, forme astratte prive del referente reale.
Punti, linee curve o spezzate, volumi, interagiscono sulla tela rivelando una realtà percettiva pulsante e mutevole.
L’opera diviene così lo specchio di un processo speculativo mentale, di volta in volta arricchito e completato dalla singola, e del tutto personale, esperienza percettiva di chi guarda.
La valenza soggettiva dell’opera è eliminata attraverso un processo di semplificazione e purificazione formale; la mano dell’artista opera con rigore nell’intento di sollecitare esclusivamente un meccanismo percettivo.
Le suggestioni ottiche divengono uno strumento dialettico per investigare lo spazio presente tra l’osservatore e l’opera, intesa come opera aperta in continua evoluzione.
“Alchimia” è trasformazione, esperimento ludico, inganno ottico; le linee diventano punti, particelle di colore che si inseguono in un movimento frenetico nello spazio, tracciano improbabili traiettorie, fuoriescono dai limiti del quadro invadendo la dimensione dell’osservatore.
Le opere di Le Parc si integrano in tutti quei processi percettivi innescati dalla civiltà contemporanea, la cui frenetica corsa ha sostituito il rapporto riflessivo e contemplativo esistente tra uomo e realtà, con un altro dinamico ed interattivo, in cui l’uomo sempre recettivo agli innumerevoli stimoli visivi a cui è quotidianamente sottoposto, sente tutti i limiti di un approccio percettivo veloce e frammentario alla realtà.
Ma nell’opera di Le Parc è il fruitore che diviene indispensabile elemento propulsore di un meccanismo in divenire nello spazio e nel tempo.
Monica Gibertini