December Group Show
DECEMBER GROUP SHOW!
Durata: 29 novembre – 24 dicembre 2020
Orario: da martedì a domenica 16 | 19, altri orari su appuntamento
In galleria sono esposte le opere qui di seguito elencate:

TERRY ATKINSON
The Right and Left Wings of the Enola Gay Mute with
Metallic Green Corners, 1991 cm 133×135,5
L’Enola Gay non è di per se stesso un‘arma di distruzione di massa, ma il sistema attraverso cui l’arma viene portata a destinazione. In questo senso l’Enola Gay è uno strumento. Questo aereo è stato l’ultimo anello nella catena di intenzioni di sganciare la bomba, a partire dallo stesso Presidente Truman giù fino al puntatore. Quindi l’immagine anonima dell’Enola Gay, che caratterizza e dà il nome a questa serie di opere, è pensata come simbolica degli strumenti dell’atto compiuto dall’uomo, quegli strumenti che hanno progettato l’intero sistema (bomba, aereo, addestramento dell’equipaggio, ecc.). L’aereo è, letteralmente, il trasportatore della bomba verso il bersaglio.

GIANNI CELLA
da sinistra:
Ninnolo, 2020 cm 30×11,2×11,2
Ninnolo disagiato, 2020 cm 42×11,2×12
Ninnolo alieno, 2020 cm 27×11,5×11,5
Ninnolo Fratellini Pollock, 2020 cm 57×11,2×11,2
Ninnolo Harvey, 2020 cm 33×11,2×11,2
Ninnolo Famiglia italiana, 2020 cm 74×11,2×11,2
Figure stanti e prive di azioni, i Ninnoli di Gianni Cella, hanno funzione commemorativa di modelli di persone reali e non, che nella schematizzazione trovano rifugio dall’incertezza e dalla mutevolezza della vita.

ROCCO CONDURSO
Maschere apotropaiche, h circa cm 40/45
Rocco Condurso è nato a Seminara, capitale della ceramica artistica calabrese, nel 1948 ed è lì che all’età di 10 anni inizia a lavorare insieme al padre Gennarino e al fratello Paolo. Dei fratelli Condurso se ne accorse anche il grande Pablo Picasso, che un giorno, nei primi anni ’70, incontrò Paolo ad una fiera a Ventimiglia ed acquistò alcuni lavori: un babbaluto, una calabrisella, una maschera apotropaica… che ora si trovano al Museo Picasso di Antibes in Costa Azzurra. Picasso gli disse: “Calabrese, tu hai le mani d’oro!”.

NANDO CRIPPA
Frenzy, 2015 cm 18,5x40x21,5
L’opera si ispira ad una scena del film Frenzy di Alfred Hitchcock. Potrebbe trattarsi della prima di una serie di sculture, i cui personaggi stanno coricati ognuno nel proprio letto, così da creare una situazione che ricorda le camerate militari o dei collegi. La figura isolata di Frenzy trasmette un sentimento di paura, ma potrebbe anche essere che lui giochi a coprirsi e scoprirsi. La coperta non ha una resa realistica, sembra più una guaina gommosa che aderisce perfettamente a ciò che vi si cela sotto…

PINO DEODATO
Lettore azzurro, Luoghi per pensare, 2017 cm 13x13x5
Casette di libri color pastello modellate in ceramica, abitate da personaggi in miniatura intenti a leggere. I mondi incantati di Pino Deodato sono allegorie della lettura come fuga dal quotidiano.

FABRIZIO DUSI
Classic family, 2015 ø cm 28×1,5
Le Classic family di Fabrizio Dusi rileggono, in chiave contemporanea, l’iconografia classica della famiglia tradizionale. Un tema che l’artista ha a cuore; dietro il suo linguaggio allegro e leggero, un pensiero profondo, un messaggio lanciato a squarciagola. La famiglia oggi, lungi dall’essere un’istituzione stabile e definibile in termini assoluti, è una realtà sociale e affettiva cangiante. Le tipologie di famiglie sono tante quante sono le variabili dell’amore. Verso il prossimo e verso i figli.

JORGE EIELSON
Amazzonia XXXII, 1979 cm 40×38,5
J.E.
Sarebbe facile usare tanti tipi di nodi per ottenere delle variazioni più o meno vistose. Ma non sono un marinaio. Ciò che mi interessa non sono i nodi, ma il “nodo” cioè il suo archetipo. Ed il tipo di nodo che ho scelto risponde bene, credo, a questo concetto. Ciò non toglie che, di quando in quando, esegua degli annodamenti un po’ diversi, a seconda delle esigenze dell’opera: il mio d’altra parte non è un gesto a sé stante, come nel caso del nouveau réalisme o dell’arte povera, ma piuttosto un iper-azione, un’indagine incessante, fino ad esaurimento dell’energia racchiusa nel nodo. Un po’ come il taglio ripetuto all’infinito di Fontana, sempre meravigliosamente carico di energia primordiale, e allo stesso tempo lucido, puro, forte, intelligente, e perché no? Elegante.

ENZO FORESE
Ragazze di Corinto, 2013 cm 12×12
Le opere di Enzo Forese sono in un formato intimo e stanno nel palmo di una mano, come ricordi trovati sulla spiaggia quando il mare li deposita dopo una tempesta. In pochi centimetri scorgiamo meticolosi paesaggi mediterranei e nature morte, sopraggiungono poi piccoli interni metafisici, con atmosfere che ci guidano in un sogno ad occhi aperti. E infine il tema del vaso, che ritorna declinato in mille modi diversi.

MIMMO IACOPINO
Made in Italy Black, 2017 cm 40×40
M.I.
Lavoro con materiali che spesso interagiscono con la luce, vedi il velluto e il raso, la mia ricerca è spesso orientata al rapporto con la luce che hanno questi materiali cangianti, poiché le opere acquistano profondità e cambiano nel momento in cui le si osserva e ci si sposta l’opera interagisce con lo spettatore, è quasi come se cercassi una sorta di chiaro scuro o la tridimensionalità nell’opera, che è tipica della fotografia. L’immagine fotografica di per sé è piatta, ed è intervenendo con la luce, con il chiaro scuro, che si dona ad essa la tridimensionalità, che è ancora poi quel che i padri pittori hanno fatto per secoli, studiando il rapporto con la luce e trasferendolo sulla tela. La fotografia ne è direttamente figlia. Nella mia ricerca c’è una sorta di pittura latente, o una fotografia latente, una pittura che non c’è, una fotografia che non c’è. Ne rimane una traccia una memoria, quasi una nostalgia.

MARCELLO JORI
Ti adoro, 2007 cm 43,5×53,5

JULIO LE PARC
Modulation 530, 1981 cm 100×100
A partire dalla fine del 1974 l’artista ha sviluppato un lavoro pittorico sulle superfici che includono differenti temi investigativi meglio noti sotto la denominazione generale di “Modulazioni”. Nei quadri di Le Parc accade sempre qualcosa, anche nell’apparente immobilità. Ciò che accade è sempre misterioso ed enigmatico e si svolge straordinariamente vicino all’impossibilità del suo stesso accadere.

KAZUMASA MIZOKAMI
Uomo blu, Volevo esprimere un uomo, 1998 cm 62x32x22
I suoi uomini blu sono individui contemplativi, rappresentati in momenti di isolamento e riflessione. Tengono con loro un palloncino bianco in materiale spugnoso che rappresenta il fardello mentale di cui si liberano.

MAURIZIO ROMANÒ
Senza titolo (Cornice), 1997 cm 45×45 olio su tela
La cornice, dipinta direttamente sulla tela, costituisce parte integrante e significante dell’opera. Il rapporto quantitativo tra lo spazio occupato dalla cornice e il campo centrale varia: in alcuni casi quest’ultimo occupa infatti una posizione molto ridotta; il senso dell’operazione rimane tuttavia invariato. I motivi decorativi scelti ed eseguiti con accurata concentrazione rituale, appartengono alla tradizione indiana, tibetana e, in misura minore, persiana. Le cornici, stabilendo un dualismo tra pieno e vuoto, semplice e complesso, delimitando uno spazio interno che presenta solo una campitura di colore e manifesta il luogo delle possibilità. La consueta gerarchia dei rapporti tra centro e periferia viene rovesciata. L’abitudine alla ricerca di un centro su cui concentrare l’attenzione porta l’osservatore a constatare che al centro dell’opera non compare alcun soggetto e a identificare questa assenza come vuoto, nulla, negativo opposto ad un positivo. Da un punto di vista percettivo si potrebbe anche interpretare come un possibile dualismo tra figura e sfondo, tra ciò che sta davanti e ciò che sta dietro. La rinuncia alla rappresentazione del soggetto lascia il campo aperto alle possibilità. Non si tratta dunque di una mera rappresentazione simbolica del vuoto o del nulla metafisico, piuttosto la messa in opera di una sospensione di giudizio sulla rappresentazione del soggetto; spazio e colore restano immoti come elementi di un possibile. Il territorio sacro dell’arte è protetto.

TINO STEFANONI
La camicia blu 82D, 1975 cm 24×18
Tela di lino grezza con oggetto quotidiano, la camicia, come una tavola didattica di un abbecedario visivo nella sua disarmante ovvietà. L’opera proviene dalla collezione dell’artista Bruno Chersicla.

NICOLÒ TOMANI
Studio per il ritratto del Signor Bettega, 2018 cm 64×55
N.T.
Scelgo principalmente lavori originali dell’Ottocento, probabilmente per una questione di reperibilità degli stessi, ma ho lavorato anche su tele o tavole del Settecento o del Seicento. Ho utilizzato in passato quadri di autori contemporanei come quelli di Mario Schifano o fotografie riprodotte su forex, mi sono però reso conto che l’ossimoro che si veniva a creare tra il quadro, per così dire “antico” e il linguaggio contemporaneo dell’icona che si carica sullo schermo dello smartphone era molto più forte visivamente. È una scelta quindi di contrasto per un motivo puramente estetico. In questo modo emerge maggiormente la contraddizione. Se usassi opere di Vincenzo Agnetti o Giovanni Anselmo sarebbe più complesso. Mettendo a confronto due epoche diverse con retaggi culturali e tecniche pittoriche differenti emerge in modo significativo l’antitesi che evoca nell’osservatore una maggiore curiosità.

JEAN-PIERRE YVARAL
Quadrature diamant, 1971 cm 90×90
Dopo lo scioglimento del GRAV continua lo sviluppo dei quadri “Struttura ambigua” nelle nuove serie “Carré-diamant” e “Carbone”, con l’esclusiva utilizzazione del quadrato e del triangolo equilatero, e “Quadratura”, col suggerimento per mezzo di quadrati in progressione di prospettive e di volumi ambigui. Ricerche continuate anche sulla forma circolare ottenuta attraverso differenti mezzi di progressione aritmetica.
HORACIO GARCIA ROSSI
Senza titolo, 1959/60 R.74, cm 60×60
GIUSEPPE MARANIELLO
Boomerang, 2001 cm 40x20x35,5
Informazioni e richiesta di ulteriore materiale stampa:
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