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ArteQuotidiana

Arte Quotidiana

La mostra è aperta fino a domenica 24 dicembre 2023

Apre la nuova stagione artistica della Galleria Melesi la mostra ArteQuotidiana per TekAgenda2024, un’anticipata immersione nel nuovo anno grazie a TEKA Edizioni e alle opere di 12 artisti contemporanei.
Mariangela Tentori, titolare della TEKA Edizioni, ha proposto alla gallerista Sabina Melesi di interpretare a sua discrezione il nuovo anno 2024. La scelta è caduta su 12 artisti viventi che la gallerista ha in scuderia, scegliendo di ognuno un’opera già realizzata che si prestasse a rappresentare una festività per ogni mese dell’anno. Una volta scelti gli artisti e le opere è entrato in scena Prashanth Cattaneo, giornalista e curatore di progetti culturali, che ha intervistato gli autori, dando una sua personale lettura delle opere.
I 12 artisti, qui in ordine di comparsa in agenda sono: Gianni Cella con il trittico scultoreo Gli offerenti del 2023; Fabrizio Dusi con l’installazione ceramica Bla Bla Bla del 2022; Kazumasa Mizokami con Famiglia, dittico scultoreo in terracotta dipinta del 2014; Pino Deodato con la scultura a parete Sul filo del rasoio del 2020; Nando Crippa con la scultura dell’operaio Tiralinee del 2012; Corrado Bonomi col Tricolore CardioPatria del 2017; Matilde Domestico con il bassorilievo Lombardia, Campanile di Lecco del 2017; Mimmo Iacopino con il solare Misure per Sarti del 2000/2010; Simona Uberto con l’opera Aggregazioni del 2007; Nicolò Tomaini con il dittico Ritratto di coniugi del 2023; Luigi Erba, unico fotografo presente, con Paesaggio dissolto #6 del 1986/2007 e infine Enzo Forese con la natura morta Senza titolo del 2023.

Con la proposta di un itinerario nel mondo dell’arte contemporanea, la TekAgenda2024 vuole far entrare la bellezza dentro agli impegni quotidiani di ciascuno, appuntati giorno dopo giorno. Una bellezza non scontata, capace di suscitare empatia e connessione con le storie, le esperienze e le emozioni rappresentate.

“Lo scorso anno ci siamo avvicinate al mondo dell’arte attraverso le opere degli impressionisti alle quali abbiamo affiancato brani di letteratura italiana capaci di richiamarne e amplificarne sensazioni ed emozioni. Questa esperienza ci ha talmente coinvolte ed affascinate da indurci a proseguire il nostro viaggio all’interno dell’arte immergendoci in una esplorazione della produzione contemporanea con Sabina Melesi, collezionista e gallerista. Tutte le opere selezionate svelano un significato profondo e offrono una visione unica e peculiare che indaga le questioni riguardanti la vita, che siano di carattere sociale, politico, culturale o ambientale. Sono argomenti sui quali riflettere o discutere con un coinvolgimento attivo e una mente aperta.
Anche quella di quest’anno, siamo certe, sarà un’esperienza arricchente, emozionale, contraddistinta e resa unica dalla ricercatezza estetica degli artisti scelti”.
Mariangela Tentori, Direttore di TEKA Edizioni

“TekAgenda2024 è dedicata all’arte contemporanea e vuole farlo con questo spirito: leggerezza, ironia, curiosità, ma anche rigore per la disciplina. 12 artisti per 12 opere, una al mese per mettere a fuoco un tema, una festa, un simbolo.
Attraverso le immagini e le conversazioni con gli autori ci accosteremo alla loro quotidianità che è nutrita dall’amore per l’arte tutta intesa, citando Romano Guardini, come “entità indispensabile alla vita”. Ringrazio Mariangela Tentori Direttore di TEKA Edizioni e Sabina Melesi della Galleria Melesi per avermi coinvolto in questo progetto editoriale dedicato alla bellezza del contemporaneo”.
Prashanth Cattaneo, autore con Sabina Melesi della TekAgenda2024

Ho scelto Gianni Cella con l’opera Gli offerenti per rappresentare il 6 Gennaio, l’Epifania del Signore.

Ricordavo che Gianni aveva già affrontato il tema degli offerenti chiamandoli però in modo diverso, erano I bambini più buoni del mondo che offrivano cuore, occhi e cervello.

Il bambino che offre gli occhi in particolare mi aveva colpito, mi ricordava il dipinto della martire Santa Lucia col suo piattino conservato all’Accademia Carrara di Bergamo, opera cinquecentesca di Girolamo Giovenone.

Un’altra volta Gianni si è ritratto in versione adolescente in un’opera alta 1 metro e 70 centimetri, con il cuore offerto sul piatto. Il significativo titolo è Milano col cuore in mano, un messaggio d’amore alla città in cui ha portato a termine gli studi accademici e dove ha iniziato la sua carriera con la prima mostra alla Galleria Diagramma di Luciano Inga Pin, nel 1983.

Ho scelto Fabrizio Dusi con l’opera BlaBlaBla per rappresentare il Carnevale.

Come Gianni Cella, presentato per il mese di gennaio, anche Fabrizio Dusi ha un personaggio autobiografico con cui esprime il suo messaggio. Con la grande bocca aperta diffonde parole ma è poco disposto all’ascolto, basta osservarlo per notare che non ha orecchie, come se l’evoluzione della specie lo avesse privato dell’apparato uditivo per non sentire “inutili” voci.

Queste parole lanciate in aria come coriandoli cadranno dunque non ascoltate. Gli occhi piccoli ma presenti restano aperti così da rendere almeno visivamente chiaro il suo grido:

TALK TO ME

LISTEN TO ME

HOPE

affidato a una T-shirt o a una felpa col cappuccio.

Ho scelto Kazumasa Mizokami con l’opera Famiglia per rappresentare la festa del papà, 19 marzo, San Giuseppe.

Kazumasa, originario di Arita, la città della ceramica giapponese, ha lasciato la sua famiglia giovanissimo per vagare tra culture diverse dalle Americhe all’Europa, ma nonostante le influenze tecniche la sua poetica lieve e straniante resta tutta orientale. Il dittico scultoreo rappresenta la famiglia tradizionale e trasmette subito quei sentimenti di protezione, tenerezza e amore che ogni bambino dovrebbe ricevere. Il corpo del padre tende a trasformarsi nella forma e nella cromia per diventare un albero ben radicato e stabile, un approdo sicuro dove rifugiarsi e trovare conforto. Ai suoi piedi, così come a quelli della madre, fioriscono piccoli giardini del pensiero con fiori dalle tinte vivaci che non trovano alcuna conferma nei libri di botanica.

Ho scelto Pino Deodato con l’opera Sul filo del rasoio per rappresentare il Lunedì dell’Angelo che nel 2024 cadrà il 1º di aprile negando ai bambini il divertimento di attaccare il pesce sulla schiena dei compagni di classe.

Non era certo intenzione dell’artista modellare un vero angelo, ma inevitabilmente il pensiero va a questo soggetto perché così ci poniamo se vogliamo somigliargli.

L’omino di Deodato cammina deciso su un alto e stretto muro colore del cielo tenendosi in equilibrio grazie alle braccia aperte e allo sguardo fisso in avanti, non abbassa gli occhi per vedere dove mette i piedi perché la vertigine potrebbe fargli perdere stabilità precipitandolo nel vuoto, e lui non ha ali.

Un angelo senza ali è un angelo terreno, un equilibrista come l’uomo di oggi tra lavoro e famiglia, tra naturale e artificiale, tra verità e menzogna.

Ho scelto Nando Crippa con l’opera Tiralinee per rappresentare il 1° maggio, Festa dei lavoratori.

Dopo gli studi Nando Crippa lavora come operaio in una fornace brianzola dove si cuociono mattoni in cotto lombardo. In parallelo produce le sue prime sculture in terracotta, perfettamente eseguite – perché lui è un virtuoso – ma da considerarsi ancora lavori accademici. Ad un certo punto scatta in lui qualcosa e le sue opere cambiano, si puliscono, vince il prestigioso Premio Banca Aletti 2006 per giovani artisti e diverse gallerie d’arte contemporanea cercano i suoi lavori.

Qui la mia personale lettura di questa opera che mi ha sempre fatto pensare al passaggio che compie un uomo quando da artigiano diventa artista. Il Tiralinee, che in teoria dovrebbe tracciare linee dritte e precise, si prende la libertà e incide sul massetto il corpo sinuoso di una donna. A lui non interessa più solo l’essere bravo – la tecnica ormai è acquisita, è sua –, a lui interessa metterci la firma.

Ho scelto Corrado Bonomi con l’opera CardioPatria per rappresentare la Festa della Repubblica Italiana.

Corrado Bonomi inizia a lavorare alla serie Cardio nel 2014 utilizzando tubi in plastica trasparente di diversi diametri che dipinge all’interno di blu e di rosso, colori abitualmente utilizzati nei manuali di anatomia per rappresentare rispettivamente le arterie e le vene. Già questo ci porta a pensare al muscolo cardiaco prima ancora che l’occhio cada al centro dove vedremo “ciò che sta a cuore”.

In questo tipo di lavoro l’artista accoglie ciò che sta a cuore del committente e lo pone alla nostra attenzione. Chi un po’ mi conosce sa che mi sta a cuore il nostro Tricolore per tutto ciò che rappresenta oltre la retorica, oltre la politica. Così è nata questa opera.

Trovo che la frase “Tu mi stai a cuore” abbia la stessa potenza di “Ti amo” o di “Ti voglio bene”, anzi, forse ne ha ancora di più, una frase così dolce che andrebbe cantata, magistralmente interpretata dal nostro artista per il mese di giugno.

Ho scelto Matilde Domestico con l’opera Lombardia, Campanile di San Nicolò, Lecco per rappresentare il mese di luglio.

Luglio non ha né festività religiose né civili nazionali, ma trovandosi in piena estate ospita in quasi ogni località del Bel Paese, sagre, feste, spettacoli pirotecnici e notti bianche. Anche Lecco ha la sua, il terzo sabato del mese la città si illumina grazie all’apertura di tutte le attività commerciali del centro e si anima di concerti, visite ai Musei Civici e… salite al “Matitone” in notturna! Inaugurata la nuova illuminazione da poco più di un anno, il nostro campanile ci appare bianco candido, proprio come lo ha omaggiato Matilde Domestico.

Il bianco è il colore d’elezione dell’artista che concede alle altre cromie davvero poco spazio. Le sue opere sono principalmente realizzate in porcellana, un materiale anticamente di altissimo pregio tanto che, ai tempi di Marco Polo, si era conquistato il soprannome di “oro bianco”.

L’opera scelta viene invece realizzata con la tecnica del bassorilievo utilizzando una carta ad alta grammatura. A prima vista è inconfondibile, ogni lecchese lo saprebbe riconoscere. Se però lo si osserva con la dovuta attenzione ci si accorge che è formato dalle sagome ritagliate di tante piccole tazzine e altrettanti piattini da caffè che si sovrappongono anche al posto della croce. Non vuole certo essere dissacrante Matilde, vuole solo personalizzarlo con la sua cifra stilistica.

Ho scelto Mimmo Iacopino con l’opera Misure per sarti per rappresentare il mese di agosto, mese che soprattutto una volta vedeva la desertificazione delle grandi città in concomitanza delle ferie estive.

Oggi il fenomeno è meno evidente e la gente ha preso altre abitudini, una tra tutte è l’arrivare alla partenza delle vacanze in forma per sostenere la temuta “prova costume”. E allora cosa c’è di più indovinato di un’opera giallo sole realizzata con i centimetri con cui ci controlliamo il punto vita? Siamo in ferie e possiamo scherzare con una battuta, ma ora torniamo rigorosi come rigoroso è il lavoro di Iacopino.

I metri per sarti che l’artista utilizza sono un prodotto dell’industria, nelle sue opere troviamo varie tipologie di questi materiali, spesso acquistati all’ingrosso, come strisce di velluto, di raso, fili di cotone mouliné, di ferro o rame… Sono la sua tavolozza di colori alla quale attinge per ricercare e creare sempre nuovi disegni, riflessi, contrasti come faceva negli anni ’80 con la fotografia quando lavorava a Studio Azzurro. La cosa che mi ha sempre stupita è il vedere che Iacopino usa come supporto alle opere i tradizionali tela e telaio, quando potrebbe andare direttamente – e sicuramente con meno fatica tecnica – su tavole di legno trattato che invece utilizza solo se gli serve molto spessore.

I metri da sarto sono stati i primi utilizzati tra questi materiali a partire dall’anno 2000. Sono divenuti il marchio di fabbrica dell’artista, l’elemento distintivo, quell’oggetto d’uso qui decontestualizzato, che se la vedi in un’opera, intrecciato a sé stesso o ad altro, ti fa esclamare: Uno Iacopino!

Ho scelto Simona Uberto per rappresentare il “back to school” che cade in giorni diversi del mese di settembre a seconda della regione.

Uberto è professore ordinario di Pittura presso l’Accademia di Belle Arti di Brera dove ha lei stessa compiuto gli studi artistici. Per professione, ma anche per indole, è molto attenta alla crescita artistica dei suoi ragazzi che segue e indirizza con grande passione. Questa predisposizione al rapporto interpersonale e alla volontà di indagare alcuni aspetti della condizione dell’uomo di oggi la troviamo sia nelle sue opere che nei titoli delle stesse: Incontri, Appartenenze, Masse, Foto di gruppo, Interferenze, People, Confini e nel nostro caso Aggregazioni.

Nell’opera Aggregazioni si vede un bel gruppo di studenti ripreso a volo d’uccello in un momento di aggregazione spontanea, parrebbe uno sciopero o un fine corteo, si vedono infatti un megafono, una cartella e qualche zaino a terra. I ragazzi si raccolgono in cerchio formando un confine naturale con tutto il resto e allo stesso tempo ci informano di appartenere a un gruppo.

Ho scelto Nicolò Tomaini con il dittico Ritratto di coniugi per rappresentare la Festa dei nonni.

Di Nicolò Tomaini voglio raccontare l’immagine fotografica che si è stampata nella mia mente quando ho conosciuto il suo lavoro nel 2018. Le prime opere viste erano proprio dei Loading portraits come questo doppio caricamento che troviamo nel mese di ottobre.

Da ragazza avevo letto il libro di Bohumil Hrabal Una solitudine troppo rumorosa. Parlava di un operaio impiegato presso una cartiera dove vecchi libri venivano compressi e imprigionati sotto forma di grandi parallelepipedi che, anche in questa condizione di abbandono, lui sentiva ancora vivi e pulsanti. L’uomo, ogni sera da 35 anni, portava a casa una certa quantità di volumi sottraendoli alla morte nella convinzione che da loro avrebbe appreso qualcosa su sé stesso che ancora non sapeva.

Così immaginavo Tomaini, un giovane uomo che girava per rigattieri riempiendo l’auto di vecchi dipinti ottocenteschi dimenticati da tutti per portarli nel suo studio e dar loro, grazie al suo intervento, una nuova vita e al mondo un nuovo messaggio.

La gente si libera di questi vecchi ritratti chissà di chi, ma si stupisce se l’artista agisce su essi come se commettesse chissà quale atto sacrilego. Non legge questo aspetto fondamentale del suo lavoro che è attenzione, rispetto, memoria, vita.

Ho scelto Luigi Erba per rappresentare il 2 novembre, giorno di Commemorazione dei Defunti.

Luigi Erba è l’unico fotografo che compare in agenda, nato a Lecco ha sempre avuto una particolare attenzione alla sua città e al territorio circostante. Conosco Luigi da quando ho aperto la mia galleria nel 1991, credo sia l’unico insieme ai miei familiari ad aver visto tutte le mostre da me organizzate. Un’amicizia ultratrentennale la nostra e una grande stima.

I suoi Paesaggi dissolti ci mostrano gloriose architetture industriali del ‘900 che hanno caratterizzato per decenni il paesaggio urbano lecchese, ma anche la loro lenta sparizione resa evidente dall’immagine che va via via a scomparire sotto i nostri occhi come è avvenuto nella realtà. Sono pochi infatti gli edifici sopravvissuti alla chiusura delle aziende o al loro trasferimento in zone industriali più vicine alle grandi arterie stradali e ferroviarie.

Per me, nipote e figlia di industriali, cresciuta con l’odore del ferro nel naso, vedere queste immagini – tanto eleganti e raffinate quanto forti e spietate – è sempre un tuffo al cuore, come aprire un cassetto e trovare ricordi di persone care che non ci sono più.

Ho scelto Enzo Forese con l’opera Senza titolo per rappresentare la festa del patrono della città di Lecco San Nicolò, che cade il 6 dicembre e regala ai lecchesi un lungo ponte con la festa dell’Immacolata.

Questa di Forese è l’unica opera che ho commissionato per l’agenda sapendo però che l’artista dipinge d’abitudine nature morte. Mi servivano tre mele rosse, le mele che secondo la leggenda vengono donate dal Vescovo di Myra al padre povero di tre fanciulle in età da marito. L’indomani al risveglio le mele trasformatesi in oro saranno per loro la dote che le salverà da un destino di prostituzione.

L’artista accetta la commissione e produce, come da suo stile, una piccola tela dipinta con vivaci colori ad olio. Le tre mele rosse, semplicemente appoggiate senza un contenitore, stanno su una tovaglia a quadretti verdi e neri come quelle caratteristiche che troviamo sui tavoli delle osterie di paese. Lo sfondo, anche lui rosso ma meno carico, attenua il contrasto.

La natura morta ha una tradizione secolare e potrebbe sembrare anacronistico dipingerne ancora nel 2023, ma la pittura di Forese è pura e semplice poesia e di questa non ne potremo mai fare a meno.

Informazioni e richiesta di ulteriore materiale stampa:
GALLERIA MELESI T +39 0341 360348 M +39 348 4538002 info@galleriamelesi.com